sabato 25 ottobre 2008


Devo dire che non mi ha mai convinto questa storia delle Pietre di Ica. E continua a non convincermi neanche dopo gli ultimi approfondimenti sul tema, che riportano anche le confessioni di due campesinos, i quali avrebbero ammesso di aver falsificato alcune pietre, "ma soltanto alcune". E non mi convince neanche il famoso Dott. Cabrera che mi è parso sempre troppo reticente sui dettagli cruciali della sua 'scoperta'.

Ma andiamo con ordine (traggo questa efficace breve sintesi dal sito http://www.angelofmars.com ): .

Come è noto, le pietre di Ica sono tra i reperti archeologici più controversi degli ultimi 40 anni. La comunità scientifica le ritiene per la maggior parte un falso deliberato.

Prima di esaminare la questione è bene riassumere il loro percorso storico secondo quanto comunicato dal loro principale studioso il dottor Javier Cabrera Darquea.
Le Pietre di Ica sono Andesiti carbonizzate risalenti al Mesozoico. Le pietre sarebbero state rinvenute nel deserto di Ocucaje, nei pressi di Ica (Perù) nel 1960, quando il Rio Ica, a causa di alcuni smottamenti, inondò il deserto dissotterrando gli strati più profondi e portando alla luce il loro giacimento.

Va detto che nessuno è però mai riuscito ad individuare tale giacimento, di cui era a conoscenza, se realmente esistente, il solo Cabrera.

Le pietre presentano enigmatiche incisioni, non inseribili in nessun contesto culturale noto, mostrando una flora ed una fauna parzialmente sconosciuta in Sud-America, indici di un'epoca primitiva che supera di gran lunga i confini riconosciuti della storia dell'umanità.

Le incisioni forniscono elementi assolutamente "fuori posto" rispetto alla presunta datazione delle pietre: mappe di territori ignoti; configurazioni stellari anomale; strumenti ottici, quali telescopi e lenti; un'ampia serie di animali preistorici estinti e relativi cicli biologici; velivoli meccanici; ma soprattutto la rappresentazione di avanzate operazioni chirurgiche, tra cui interventi a cuore aperto e trapianti di cervello.

Prima degli Incas

Un complesso mosaico di incisioni che, se si rivelasse autentico, potrebbe sconvolgere l'intera storia dell'umanità.
Non fu il solo Cabrera ad interessarsi alle pietre di Ica. I fratelli Carlos e Pablo Soldi raccolsero un numero considerevole di reperti.
Nel dicembre 1966 apparve un articolo nel supplemento scientifico del quotidiano di Lima, "El Commercio", i cui autori erano l'allora Rettore del Politecnico di Lima, Santiago Agurto Calvo e l'archeologo Alejandro Pezzia dell'Istituto Nazionale Peruviano di Archeologia, che avevano trovato pietre simili in tombe preincaiche nell'agosto dello stesso anno.
Era certamente una conferma che pietre di quel tipo erano già conosciute ai popoli preispanici.
Il ritrovamento di Carlo e Pezzia, ancora scevro da preconcetti scientifici, fu ripetuto dallo stesso Calvo a "Max Uhle Hugel" , una zona archeologica protetta.
Calvo raccolse oltre cento pietre e le fece analizzare in laboratorio presso l'Istituto di Mineralogia del Politecnico del Perù, ottenendo il primo risultato di un certo rilievo: le pietre, in base allo stato di ossidazione che ricopriva le superfici incise, sarebbero state "vecchie" di almeno 12.000 anni.
Una datazione rivoluzionaria, in quanto 12.000 anni fa non esisteva alcuna civiltà in grado di riprodurre gli strumenti tecnologici presenti sulle pietre di Ica.

Una ulteriore conferma giunse dall'archeologo A. Pezzia: egli rinvenne in un'ennesima tomba pre-incaica una pietra incisa simile alle Pietre di Ica.
Anche Cabrera richiese alla Compagnia di Ingegneria Mineraria Mauricio Hochshild analisi sui suoi reperti che, tramite il dottor Eric Wolf, fornirono un risultato identico a quelli di Calvo e Pezzia: le pietre risalivano a 12.000 anni fa.
Ma molti specialisti rifiutarono questa datazione, generando una spaccatura che dura ancora oggi.
A complicare le cose sono poi intervenuti i campesinos che, realizzando falsi da vendere ai turisti, contribuirono ad inquinare l'intera questione.

Ora - è questa la mia conclusione - è talmente chiaro come sia semplice - tecnicamente - falsificare pietre di questo tipo, e - ahimè - falsificarne anche la radiodatazione al carbonio (le incisioni nelle pietre sono 'riempibili' con qualsiasi tipo di materiale 'più antico' da chi volesse deliberatamente falsificare) che secondo me una verità ultima non ci sarà mai, in proposito.

L'unico che avrebbe potuto dire e offrire una parola definitiva sull'argomento - svelando ad esempio con esattezza il luogo del ritrovamento - è l'enigmatico Dottor Cabrera, che nel 2001, morendo di cancro, si è portato il suo segreto nella tomba.

Questo qui sotto è il miglior sito (favorevole all'autenticità) in circolazione sull'argomento, con inseriti ottimi video:

http://piedradeica.blogspot.com/

fonte:http://mysterium.blogosfere.it/


giovedì 16 ottobre 2008

Titanic: Disgrazia o Maledizione?


Il 15 aprile del 1912, una nave alla sua prima traversata tra Southampton e New York affondò trascinando con sé 1498 passeggeri. Si trattava del Titanic, definito “l’inaffondabile”, un prestigioso transatlantico proprietà della White Star Line.
Le cause del disastro furono attribuite ufficialmente alla collisione tra la nave e un grosso iceberg che avrebbe squarciato, in maniera molto grave, parte della sua fiancata destra.
In oltre novant’anni sono state avanzate le ipotesi più disparate sulla causa, o le cause, che provocarono quella terribile disgrazia, dall’errore umano alla sfortuna di schiantarsi sull’iceberg nell’attimo sbagliato. Infatti è stato affermato da parecchi studiosi che se il Titanic avesse virato dieci secondi prima avrebbe sicuramente evitato la collisione, mentre se lo avesse fatto dieci secondi più tardi avrebbe spaccato l’iceberg con la sua robustissima chiglia riportando così dei danni meno gravi di quelli subiti. Questo in base a calcoli e simulazioni effettuate tramite computer.
Ma abbandoniamo per un attimo le congetture logiche e razionali per fare un breve viaggio nel mondo dell’irrazionale. La vera causa potrebbe risiedere in un’antica maledizione.
Facciamo un salto al Cairo nell’anno 1910, due anni prima della disgrazia del Titanic, quando un americano di cui non è noto il nome avvicinò l’egittologo inglese Douglas Murray, proponendogli l’acquisto di un prezioso reperto. Si trattava di un sarcofago rinvenuto nel tempio di Ammon-ra, appartenente ad una principessa di rango vissuta a Tebe attorno al 1600 a.C.
All’esterno del sarcofago erano raffigurate in smalto e oro, con tecnica raffinata, le fattezze della principessa. Il sarcofago si presentava in perfette condizioni di conservazione.
Murray non si lasciò sfuggire l’occasione e staccò subito un assegno all’americano, il quale non arrivò mai ad incassarlo perché morì la sera stessa.
Nel frattempo Murray aveva già preso provvedimenti affinché il sarcofago venisse spedito nella sua casa di Londra. Un altro egittologo che si trovava al Cairo raccontò a Murray la sinistra storia legata al sarcofago.
La principessa di Ammon-ra, sacerdotessa del culto dei morti, aveva fatto incidere sulle pareti della sua camera mortuaria un inquietante monito: su chiunque avesse spogliato il suo sacello si sarebbero abbattute disgrazie e terrore.
Douglas Murray, però, si fece beffe di quella superstizione fino a tre giorni dopo, quando un fucile gli esplose misteriosamente in mano, durante una battuta di caccia lungo il Nilo. Dopo una settimana di atroci sofferenze in ospedale, il braccio rimastogli ferito dovette essere amputato all’altezza del gomito.
Quello non fu che l’inizio. Durante il suo viaggio di ritorno in Gran Bretagna, due amici di Murray morirono per “cause ignote”. Inoltre i due domestici egiziani che avevano trasportato la mummia morirono nel giro di un anno o poco più.
Per Murray quel sarcofago diventò un’ossessione.
Quando vi posava gli occhi, il viso modellato della principessa sembrava tornare in vita con uno sguardo che gelava il sangue. Alla fine decise di disfarsene ma una sua amica lo convinse a consegnarglielo. In poche settimane la madre della donna morì, lei fu abbandonata dal suo innamorato e in seguito venne colpita da una sconosciuta malattia da deperimento. Alla fine lasciò come disposizione testamentaria che il sarcofago dovesse ritornare a Douglas Murray.
Però Murray, ormai malridotto, non ne volle più sapere e donò il sarcofago al British Museum.
Anche all’interno di questa istituzione, ben nota per il suo rigore scientifico, il sarcofago acquistò un’oscura fama. Un fotografo che aveva scattato alcune foto morì sul colpo, mentre un egittologo responsabile di quel sinistro reperto fu trovato morto nel suo letto.
A questo punto gli amministratori del museo si riunirono in gran segreto, votando all’unanimità di spedire il sarcofago ad un museo di New York, che aveva accettato il dono a patto che però venisse consegnato senza troppa pubblicità e con un mezzo fra i più sicuri.
Il sarcofago non raggiunse mai New York, perché si trovava proprio nella stiva del Titanic quando affondò.
Coincidenza? Disgrazia? O la maledizione della principessa aveva colpito ancora una volta?
Un’enorme incognita rimane per adesso sospesa su queste domande, ma forse un giorno qualcuno riuscirà a trovare delle risposte concrete per svelare questo inquietante mistero.

Luigi M.C. Urso.

fonti:www.classicdays.com/titanic.htm
www.phoenixproject.net/chapters/ch2.htm
www.xpressmart.com/thestore/prods/151.html


martedì 7 ottobre 2008

Il Profilo di Nefertiti sulla Superficie di Marte?


Sulle prime ho pensato subito a un volgarissimo photoshop. Come è noto, sul web, a proposito delle ombre e dei giochi di luce sulla superficie marziana circola di tutto, da quando qualcuno scoprì la famosa 'faccia umana', rivelatasi poi per l'appunto, un gioco d'ombre.

Da allora, c'è gente che senza nessun problema si mette a taroccare foto sul web, e a vendere 'patacche'.

Qua però la 'patacca' non c'è. Il sito che ha fatto questa bella scoperta - molto suggestiva, anche se un domani si dovesse rivelare solo un effetto ottico - ha semplicemente scandagliato una foto ufficiale della NASA.

Il cui originale trovate QUA:

http://www.msss.com/moc_gallery/ab1_m04/jpegmaps/M0305549.jpg

La foto, catalogata con il numero di codice M03-05549 (e con tutte le coordinate perfettamente riportate) ritrae una porzione allungata verticalmente del suolo marziano, che potete comparare nella cornice di riferimento, cliccando qui.

Ora, se salvate la foto della porzione sul vostro desktop e vi divertite ad ingrandirla, cliccando sul pulsante a destra in basso, a un certo punto, scorrendo l'immagine verso il basso vi imbatterete in questo veramente sorprendente, almeno per me quasi incredibile profilo umano, che ricorda in maniera impressionante il famosissimo busto di Nefertiti, conservato al museo di Berlino.

La somiglianza è davvero straordinaria.

fonti:http://mysterium.blogosfere.it/

domenica 5 ottobre 2008

I Tuatha de Danann


Una strana leggenda ci parla di quella che è la preistoria dell’Irlanda: la leggenda dei Tuatha de Danann, una tribù di impavidi guerrieri di oscura origine. Secondo il folklore irlandese di stampo prettamente medioevale, i Tuatha de Danann erano uno dei tanti popoli pre-celtici che invasero l’isola tentando di insediarvisi non senza scontri diretti con altri popoli autoctoni o comunque con popoli che come loro tentavano di andare alla conquista dell’"Isola di Smeraldo" (come veniva chiamata un tempo l'Irlanda, n.d.r.). Parlare di questo popolo è tuttavia un'impresa ardua. Si tratta di un popolo fantasma perché le testimonianze tendono essenzialmente ad essere scarse da un lato e confuse e bizzarre dall’altro. Gli elementi storici sulla loro reale natura tendono a differire da epoca a epoca e da autore ad autore, il che porta ad un'enorme confusione e disorientamento nello stabilire una precisa cronologia con le sue rispettive tappe sociali e storiche. Vi sono diversi manoscritti e diverse fonti che attestano l’esistenza di questo popolo, che oggi giorno può apparire come il sesto popolo preistorico che invase l’isola prima dei Gaeli. Ma secondo altre fonti e leggende, i Tuatha sarebbero stati pari agli dèi e, in quanto tali, adorati dagli stessi Gaeli.

Il segreto o, meglio, la chiave per poter capire chi fossero effettivamente i Tuatha, potrebbe esserci fornita dai monaci irlandesi che durante l’oscura epoca del medioevo, con un'abilità e con una certa dose di pazienza, trascrissero le leggende della preistoria irlandese. Poiché la Chiesa nei primissimi secoli della sua formazione costruiva le sue basi o meglio dire estendeva ovunque il suo potere, l’idea di uomini particolari o comunque l’idea di una paganesimo ancora vivente la spaventava a morte, e gli ignoti dèi divennero semplici barbari a caccia di vergini terre.

Prima di proseguire, ricordiamo che sono numerosissime le culture che sono state cristianizzate o meglio ribattezzate secondo l’ottica cristiana, infatti, quella dell’area anglo-irlandese non costituisce un'eccezione, caso mai è una situazione interessante ai nostri occhi. Ricordiamo a questo punto, secondo un'ottica simbolica, come il cerchio (o "ruota solare"), chiaro simbolo del paganesimo celtico, fu associato a una croce, quando i primi rappresentanti della Chiesa arrivarono in queste terre, o anche di come certi luoghi scozzesi, che secondo le leggende ospitarono razze di giganti, furono rinominati con nomi cattolici o di santi. Ad esempio, i megaliti inglesi furono spruzzati di acqua santa nel 500 d.C. da rappresentanti papali giunti in quel luogo, affiancati da chiese cristiane.

Le vicende reali quindi sono state inevitabilmente camuffate e il vero segreto rimane sepolto sotto le sabbie del tempo. Tuttavia, rifacendoci alla teoria che vuole che i Tuatha de Danann potrebbero essere stati degli dèi piuttosto che dei barbari, possiamo con più facilità scoprire l’enigma di queste genti, ricordando però a chi legge che quanto stiamo per dire è solo un'insieme di ipotesi, poiché non suffragato da prove certe.

Si contano a centinaia i racconti medioevali su questi popoli, che descrivono immense battaglie, con strane armi, condotte contro numerosi popoli altrettanto misteriosi quali i Fomor e i Fir Bolg, o anche numerose ballate medioevali che trattano di storie d’amore, cacce ai misteriosi tesori e avventure di vario genere. Leggendo i passi di questi racconti verrebbe tanto da pensare che si tratti di esseri di altri mondi, infatti, il nome "Danann" deriverebbe da "Danu", che pare sia stata un'antica regina che guidava questi popoli; il termine deriverebbe però a sua volta dalla stella o pianeta Dan, situato nella costellazione di Cassiopea, dal quale, c'informano gli scritti, giunsero i Tuatha de Danan nel 5000 a.C.
Secondo altre fonti, i Tuatha de Dannan portarono da quattro lontane regioni, forse dei pianeti, quattro diversi oggetti magici:

1) Da un certo regno di Finindas, la spada di Nuada che non falliva mai un colpo;

2) Da Gorias, la lancia di Lugh, che rendeva invincibile chi la possedeva;

3) Da Murias, il calderone di Dagda, capace di sfamare un numero illimitato di persona senza mai esaurirsi;

4) Infine, da Falias, la cosiddetta Pietra del Destino, che emetteva un grido assordante, capace di confondere i nemici, se veniva toccata da un giusto re.

Vediamo in queste armi qualcosa di chiaramente soprannaturale: come se fossero armi realizzati da esseri avanzati, genti di altri mondi visti come dèi e tradotti come semplici uomini dai padri della Chiesa (forse ciò è dovuto al fatto che erano realmente simili a uomini); così come vennero visti dagli stessi Celti. Da loro ci giunge un racconto che narra di come questi genti, durante le battaglie, sprigionassero strani fulmini mediante un misterioso “terzo occhio” che avevano sulla fronte (altre fonti dicono che questo occhio fosse posto su di un elmo) o anche di come lanciassero strane luci da sacche poste dietro la schiena (saette denominate shamir). È facile riconoscere in entrambi i casi armi tecnologiche molto avanzate, raggi laser che avrebbero deciso il destino di numerose battaglie. Tuttavia, il terzo occhio di cui si è accennato desta qualche sospetto in più, poiché il famoso "terzo occhio", spesso visto in un triangolo, è anche il simbolo degli Illuminati o, comunque, di alcune società segrete.

Ma allora possiamo pensare che i Tuatha de Danan fossero una razza tanto importante da imporsi sul resto del mondo? Il loro sapere fu tanto prezioso da essere trasmesso agli Atlantidei (ammettendo sempre la loro esistenza) e alle civiltà che seguirono,, come quella degli Egizi e dei Tibetani in particolare (come sappiamo dalla Vita di Lobsang Rampa, precisi iniziati riceverebbero l’apertura del terzo occhio, capace di cose prodigiose), per poi giungere alle società segrete dopo la buia epoca del medioevo.

Possiamo pensare o magari immaginare quindi che il mondo che ruota intorno ai Templari, al Graal, ai Massoni, agli Illuministi e ai Rosacrociani sia una diretta derivazione del sapere di questo misterioso popolo? Un sapere importato direttamente da un altro pianeta, filtrato per le più potenti civiltà del mondo antico e poi conquistato dagli scienziati dell’epoca moderna.
Una prova di quanto diciamo potrebbe essere l’idea che i Massoni, ma anche le numerose schiere di alchimisti, avevano a cuore la magia e la stregoneria egizia, ricca di misteriosi simboli che, si dice, siano stati ereditati da qualche civiltà perduta. Inoltre si dice che i Tuatha de Danan, prima di giungere in Irlanda, poiché i loro antichi padroni, i Figli di Nemer, ne erano stati scacciati, furono istruiti sulle arti dei Druidi, cosa che facilitò loro numerose cose, portando alla vittoria in molte battaglie contro i feroci Fimor (che, si dice, avevano la testa di uccello e provenivano da altri pianeti). Di conseguenza, si dice che i Tuatha de Danann siano connessi alla civiltà che costruì i megaliti nel Regno Unito, d'Irlanda e delle isole limitrofe. I Druidi, secondo la tradizione, furono i costruttori di queste splendide opere litiche; allora capiamo come forse in realtà fu un'unica specie, proveniente da altri mondi, a intervenire in questo grande miracolo d’architettura perduta. Personalmente vedo in questi bei racconti un unico ed enorme puzzle diviso in tanti pezzi, alcuni forse però troppo uguali tra loro. Un'unica specie potrebbe aver lasciato in eredità ad altri popoli simboli e misteriosi miti, una conoscenza vasta e profonda barbaramente dimenticata però nel corso dei secoli.

Infine, un racconto ci dice della fine di questo misterioso popolo nell’ennesimo ma fatale scontro con i Fomor (anche loro descritti come una razza di superuomini dall’aspetto gigantesco e con un terzo occhio sull’elmo capace di lanciare qualcosa di molto simile ai dei fulmini), pare per contendersi non solo l’Irlanda ma anche diverse colonie. Sconfitti, i Tuatha de Danann, stando alla leggenda, si rifugiarono in misteriose caverne sotterrane (pare situate nella contea di Sligo, in Irlanda) e, molto probabilmente, secondo alcuni, si trovano ancora là. Si dice che gni tanto escano, senza farsi notare, aiutando gli uomini. Un'informazione decisamente molto interessante, poiché la contea di Sligo in Irlanda è famosa per gli innumerevoli avvistamenti dei cosiddetti good people, "la buona gente", ovvero, la misteriosa razza di nani/elfi/silfi/fauni conosciuti in alcune contee irlandesi anche come Leprachaum (e presenti soprattutto nelle fiabe e nelle leggende, di cui queste terre sono piene). Volendo trarre un senso, possiamo pensare che i Good People e la specie dei Tuatha de Danann fossero un'unica e identica cosa. Forse nei secoli gli impavidi invasori d’Irlanda subirono tante di quelle mutazioni fisiche (vivendo appunto in caverne prive di luce o comunque prive di qualunque altro elemento necessario, o per via di cambiamenti climatici e stagionali) da diventare esseri dall’aspetto minuto. Perchè poi questo interesse, ora aiutandoci ora confondendoci, per gli uomini? Cosa è veramente successo nella preistoria d’Irlanda? I Tuatha de Danann erano effettivamente esseri di un altro mondo che combatterono guerre con tecnologie avanzate? Conquistarono il mondo donando alle popolazioni un prezioso sapere, rappresentato da un arcano ed enigmatico simbolo come quello dell’occhio onnisciente che tutto vede, iscritto nel triangolo degli Illuminati? Oppure i Tuatha de Danann, così come i folletti e tutti gli esseri citati, sono solo il prodotto della fantasia di scrittori del medioevo irlandese e anglosassone? Probabilmente non sapremo mai cosa celano questi magnifici paesaggi irlandesi ricchi di storia e di leggende. Forse solo il tempo e la fortuna ci potranno aiutare nello scoprire che cosa nascondono queste leggende e cosa effettivamente accadde tanto tempo fa nella terra d'Irlanda.

PASQUALE ARCIUOLO

I TUATHA DE DANNAN E LE TRIBÙ MEDITERRANE DI DAN:
NUOVI PARALLELISMI DI UN ORIGINE COSMICA

Dai verdi paesaggi irlandesi, spostiamoci alle calde sponde del Mediterraneo orientale, dove sembra che l’ombra dei Tuatha de Dannan sia più presente che mai. Si parla infatti dell’arrivo dal nulla di una misteriosa razza conosciuta come i Shardana! Quali elementi hanno in comune questi ultimi con gli invasori irlandesi? Da notare che la radice "DAN" si trova in entrambi i nomi di questi due popoli così misteriosi. Che sia la medesima civiltà, che disseminò misteriosi megalati in tutta Europa? Forse no, perché diversi megaliti sono stati eretti prima della presunta invasione dei Tuatha de Dannan.
Abbiamo detto fin dall’inzio che i Tuatha de Danann potrebbero aver usato armi belliche avanzate come quei misteriosi raggi laser denominati "shamir". Alcuni manoscritti vogliono che Mosè, Salomone e altri iniziati ebraici possedessero uno strumento analogo, capace di cose meravigliose. L’Arca dell’Alleanza e il Tempio di Salomone, nel quale era custodita, forse furono realizzati con questi strumenti? Quindi i Tuatha de Dannan, conosciuti come Shardana, si spinsero fino al Mediterraneo per iniziare alla tecnologia spaziale i capi ebrei? È possibile, visto che i personaggi biblici, è scritto nella Bibbia, fin dai primi capitoli dell'Antico Testamento, furono in contatto con esseri di altri mondi, visti come divinità e angeli. Forse "Tuatha de Dannan" è il nome di un'antica civiltà delle stelle che si contese l’Europa intera impartendo conoscenze favolose a precisi iniziati, Druidi, Ebrei, Egizi, e altri popoli (forse "Tuatha de Dannan" è solo un altro nome di quei figli cosmici che donarono il sapere agli uomini: elemento comune a più culture; basti vedere i 7 Oannes, i 7 Nommo, i 7 Sacerdoti di Sais, Quetzalcoatl, i Pelasgi e molti altri ancora, n.d.r.). La sostanza non cambia. Sta noi capire come si svolsero veramente i fatti.

PASQUALE ARCIUOLO

fonti: http://www.croponline.org/

martedì 30 settembre 2008

Ecuador: Simboli di un Mondo Scomparso


Le civiltà precolombiane conservano ancora tanti misteri. Nel fitto delle sue giungle, nei suoi sterminati spazi, nel profondo delle sue montagne, tesori e segreti aspettano ancora di essere svelati e spiegati dagli uomini. Quello che andiamo a presentare concerne un tipo di oggettistica archeologica davvero molto particolare. In parole povere, questi tesori archeologici non sarebbero che la chiave o, meglio, le porte d'accesso verso un mondo che non conosciamo, ma è probabile che sia esistito tanti tanti secoli or sono. Come disse un archeologo in un suo libro, "i reperti parlano e a volte ci possono comunicare quello che accadde".
Anche questi misteriosi reperti ci parlano di mondi scomparsi, di strane realtà, di poteri innimaginabili e di misteriosi individui. La storia inizia nel 2000, quando un certo Klaus Dona, durante la preparazione della mostra Unsolved Mysteries, ricevette la telefonata da parte di Wiener Staasoper, ex ballerino divenuto abile regista. Questi gli chiese di realizzare un documentario sul suo fratellasto: un famoso medico specializzato in neurologia e psichiatria, da tempo emigrato in Ecuador. In quella lontana terra sudamericana, l'abile dottore era diventato un esperto di sciamanesimo locale e ne esercitava, con un certo successo, l'attivita in quello stesso luogo.
Dovendo trarre fonti per realizzare documentari, l'ex ballerino gli mostrò delle foto del suo fratellastro in Ecuador e, in una di esse, vi erano misteriosi oggetti antichi che furono recuperati da un fidato amico del medico in una località molto isolata della giungla ecuadoriana, pare mentre fosse a caccia di oro. Klaus Dona, vista la particolare situazione e visto che questi oggetti sarebbero calzati a pennello nella sua mostra, decise di volare verso il SudAmerica assieme all'ex ballerino.
Giunti in quel posto, i due furono ricevuti dal noto dottore che li portò verso una località fuori città. In questa zona di periferia, furono accolti a loro volta da un imprenditore agricolo, un certo Villamar, nonché coordinatore di seminari, che gli mostrò i numerosi oggetti recuperati. Nel vedere gli oggetti, Klaus e gli altri accompagnatori rimasero stupefatti: oggetti archeologici bizzarri, dalle forme strane e decisamente sconosciute. Gli oggetti in questione vennero ritrovati in una localita molto isolata, consciuta come La Mana. A seguito dello sfruttamento aurifero del luogo da parte di ditte locali, un certo Sotomayor scoprì a 10 metri di profondità una caverna con contenitori di ceramica che racchiudevano i misteriosi oggetti. Nessuno ha mai capito come possano essere andati a finire in quella zona, ma, allacciandoci alla scoperta di oro in una fonte della stessa zona e alla traduzione di tavolette sumere che narranodi un tempo in cui gli dei cercavano l'oro nell'acqua, possiamo pensare che il luogo in questione possa essere stato visitato da esseri di altri mondi millenni or sono.
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all'analisi di questi oggetti capiamo diverse cose utili. In particolare, apprendiamo da una mappa di pietra che il nostro passato potrebbe essere stato condizionato da esseri di altri mondi che avrebbero creato un'elaborata civiltà qui sulla Terra. I reperti ci narrano di contatti transoceanici tra una popolazione e un'altra situati a diversi chilometri l'una dall altra.

Il primo oggetto che ebbero modo di visionare fu una sorprendete piramide con un occhio incastrato su un lato, al vertice. Senza dire altro è facile riconoscere in questo oggetto la chiara rappresentazione della piramide con il terzo occhio rappresentato nella comunissima banconata degli Stati Uniti. Sappiamo che il simbolo dell'occhio è citato nella Bibbia: rappresenta una società conosciuta come "la società del serpente", diffusa in oriente in tempi antichi. Con il passare del tempo, è venuta a rappresentare anche le società massoniche, illuministiche ed alchemiche. Che voglia rappresentare società di extraterrestri rettiliani stabilitisi sulla Terra, tanto potenti da creare un sapere segreto custodito nelle società occulte? Per il momento non possiamo rispondere a questa domanda.
Ma non è tutto. Villamar raccontò di aver trasportato la piramide in una stanza oscura e di aver assistito a uno strano e inspiegabile fenomeno. L'occhio sul vertice iniziò ad emanare una luce potentissima e i gradini della piramide sembrarono essere illuminati. Individuò allore, ai piedi della piramide, dei segni che rappresentavano la costellazione di Orione. Al di sopra di questi ultimi vi erano dei geroglifici, la cui traduzione era: "Il figlio del creatore è in viaggio".

Sbalorditivo quanto enigmatico. Klaus Dona fino ad oggi non ha ancora compreso cosa volesse dire quella scritta, perché era rappresentata la costellazzione di Orione ma, soprattutto, come si spiega la presenza di un oggetto tipico dell'area mediorientale nella giungla sudamericana? Ritorniamo così a proporre la teoria che vuole un possibile sbarco di Egizi nelle coste del SudAmerica. Solo così questa piramide in questo luogo del mondo potrebbe aver senso.
Il secondo oggetto era una mappa disegnata su una pietra. Trattasi di una lastra alta 60 cm, larga 40 cm e profonda 30 cm. Curiosità di questa mappa è che ritrae due misteriose isole, una nell'Atlantico e una nel Pacifico. Stranamente vi è una linea che congiunge l'Ecuador con l'antica Mesopotamia; inoltre, nei due punti da dove partono le linee sono stati fatti degli intarsi a forma di occhio. Volendoci soffermare un attimo ad analizzare la situazione, viene da chiederci l'origine di questa mappa di pietra. Potrebbe essere un falso, oppure è la diretta testimonianza della presenza di due mondi scomparsi che favorirono contatti transoceanici. Forse le tavolette di pietre sumere che narrano di Dei intenti a cercare l'oro nell'acqua potrebbero svelare l'enigma. Potrebbero essere state scritte dopo un possibile sbarco di sumeri in Ecuador?

Volendo formulare un'ipotesi, potremmo immaginare che gli antichi Sumeri, giunti in Ecuador per vie misteriose, abbiano avuto contatti con esseri extraterrestri (visti come dei) intenti a cercare l'oro. Fu forse questo l'evento immortalato sulle tavolette?
I
noltre, avrebbero compilato una mappa gegrafica del luogo raggiunto, segnandone la rotta. Forse questi dei fornirono loro alcune mappe della Terra vista dall'alto, il che facilitò la comprensione del luogo dove erano giunti.

Curioso il fatto che un geologo giapponese, un certo Kimura, abbia ritorvato nel nord del Giappone, sulle isole Ryukyu, tavolette che riportano segni e simboli che hanno affinità con i caratteri e i simboli ritrovati a La Mana. Più sorprendente ancora è il fatto che questi caratteri delle isole del Giappone sono molto simili a quelli trascritti da Churchward nel suo libro su MU. Diverse epigrafi di queste isole giapponesi ci parlano di antiche terre sommerse: viene da pensare che queste possano riferirsi realmente al continente sommerso di Mu. Ricordiamo inoltre il ritrovamento di strutture sommerse al largo di Yonaguni. Il quadro sembra essere chiaro. Il problema di fondo è stabilre l'autenticità di certe tavolette e di certe costruzioni: se mai si rivelassero vere, rivelerebbero parecchio sul nostro passato.

Proseguendo, Dona ci racconta di altri oggetti ancora più misteriosi e dal sapore decisamente ancora più inquietante, ma in qualche modo connessi con la piramide ritrovata. Infatti, tra questi vi era una pietra nera che mostrava come reggere la stessa piramide. Una seconda pietra rappresentava un individuo seduto con la piramide nelle mani. Ancora più curioso è il fatto che sopra la testa di questo individuo vi era una sorta di elmo con un antenna che si collegava a un oggetto volante luminoso, rappresentato come un occhio che vola sopra la sua testa; contemporaneamente, dai suoi occhi partono dei raggi di luce che vanno a colpire due individui inginocchiati di fronte a lui. Enigmatico il suo significato. Venne scoperto, a tal proposito, un elmo con la stessa fessura rappresentata sulla pietra! A questo punto, difficile affermare la falsità della pietra: l'elmo in questione è una prova fattibile della realtà storica degli eventi narrati su queste pietre. Qual era lo scopo di questo elmo? Forse era indossato da sacerdoti iniziati con lo scopo di ricevere poteri paranormali da parte di esseri di altri mondi?

In seguito, Dona venne attratto da una coppa che, illuminata con gli infrarossi, rivelava costellazzioni intarsiate nel fondo del bicchiere: poté riconoscere Orione, le Pleiadi e altri noti gruppi di stelle. Questa coppa era accompagnata da numerose altre simili alla prima, ma in miniatura, dodici in tutto, recanti dei simboli che, analizzati, corrisponderebbero a dei numeri Maya. Si è calcolato che unendo tutte queste dodici coppe si otterebbe il disegno delle costellazioni presente sul primo calice, quello più grande. Alcuni in queste tredici coppe vogliono vederci un'allusione a Gesù e ai dodici apostoli: che questa coppa sia una riproduzione del sacro Graal nascosto chissà dove? E se Dona si fosse trovato tra le mani il vero Graal? Nessuno lo potrà mai dire anche perchè l'iconografia del Graal è talmente confusa che non si sa più se quello che vide in Ecuador fu realmente il sacro calice.

Continuando, l'autore ci riferisce della rappresentazione di due uomini circondati da costellazzioni incisi su una base di giadeite, e della testa di un cobra caratterizzata nella parte inferiore da una decorazione fosforescente a sette punti per lato e da trentatré strisce. Sappiamo che il cobra è spesso rappresentato nelle mitologie induiste ed egizie, associato spesso all'energia Kundalini e al sistema dei 7 chakralungo e delle 33 vertebre. Ci si chiede, come mai l'iconografia del serpente sia così spesso presente presso numerose culture globali. Da Oriente ad Occidente si parla di divinità che hanno a che fare con i rettili: anche il nostro famoso occhio incastonato nella piramide si dice sia una rappresentazione primitiva di un occhio rettiliano, così come quello presente sul dollaro statunitense.

Ciò ci riporta a pensare a una possibile dominazione di una razza extraterrestre di tipo rettiliano nel passato della Terra. Essa potrebbe aver donato all'uomo di allora sbalorditive conoscenze di tipo esoterico, che poi finirono per diventare patrimonio esclusivo di alcune società segrete. Teoria rafforzata ancora di più dal racconto di Lacerta, che ci parla di come il mondo fosse dominato da un'antica razza di rettiliani, di cui lei sarebbe stata una delle ultime rappresentanti. Lacerta ci parla anche della presenza di un'altra razza di umanoidi, nordici, dall'aspetto scandinavo e barbuto! Infatti, a tal fine è stata ritrovata una roccia con un'incisione rappresentante appunto un uomo dai lunghi capelli, barbuto. Sicuramente gli Indios sudamericani non erano barbuti e quindi chi poteva rappresentare questa incisione se non esseri umanoidi di altri mondi dall'aspetto scandinavo? Tanto più che, incisa sulla stessa roccia, ma sul retro, vi era una spirale con all'interno una piramide e con un occhio verde rappresentato nella sua parte alta! Tuttavia non è ancora stata provata la veridicità del racconto di Lacerta.

I numerosi simboli di La Mana ci porterebbero a pensare alla veridicità di certi avvenimenti narrati da Lacerta, così come la presenza nel nostro passato di antichi continenti, ora scomparsi. Dona purtroppo non sa se effettivamente questi oggetti da lui ritrovati siano autentici: non ci vorrebbe molto per falsificare simili reperti.
La vicenda, ci racconta Dona, si concluse con la richiesta al legittimo proprietario degli oggetti in questione, ma dall'iniziale rifiuto, poiché dalla gente locale erano ritenuti sacri e quindi non potevano essere portati via da quel luogo, si giunse a un evento fortuito che permise allo scienziato di entrare in possesso degli stessi. Fu visionato un oggetto di forma ottogonale di colore nero recante al centro cerchi (contenuti l'uno nell'altro ) di colore diverso: vi era anche un amuleto che aveva la capacità di girare attorno a questi cerchi nel momento in cui fosse stato preso in mano da una persona. Tutti i collaboratori, ad eccezione di Dona, riuscirono nel tentativo di muovere l'oggetto. Villard parlò del fallimento del suo amico al padrone degli oggetti e questi gli comunicò con tutta tranquillità che Dona li poteva prendere per la sua mostra. Potremmo interpretare l'avvenimento come un segno del fatto che gli oggetti potessero abbandonare il luogo. Tuttavia non sappiamo se questa nostra interpretazione corrisponda a quello che effettivamente l'oggetto "voleva comunicare" con la sua forza, e neanche Dona probabilmente riuscì nell'intento di capire. I tesori della giungla dell'Ecuador sono solo un altro tassello di un mosaico antico, caratterizzato da esseri magnifici; un mondo che esistette diversi secoli or sono, cancellato dalla furia del tempo e dagli eventi. Sarà mai possibile un giorno descrivere la storia di questo mondo perduto? Molti si augurano di sì, e sono fiduciosi sullo sviluppo delle ricerche che potranno svelarci un giorno come veramente si svolsero i fatti. Solo allora, tanti eventi enigmatici potrannno essere risolti.

PASQUALE ARCIUOLO


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sabato 27 settembre 2008

Sedute Spiritiche


Cosa c'è dopo la morte? Questa è forse una delle domande più frequenti che ci poniamo nel corso della nostra vita. Purtroppo tuttora non esiste alcuna risposta sensata, ma possiamo fare delle piccole riflessione in base all'esperienze vissute. C'è capitato spesso di sentir parlare di sedute spiritiche, questo è un modo, per provare o meno l'esistenza di una seconda vita dopo la morte.
Per saperne di più, bisogna tornare indietro nel tempo quando due piccole bambine le sorelle Katherine e Margaret Fox insieme alla famiglia si trasferirono nel piccolo paese di Hydesville, nello stato di New York. Era gente semplice e senza pretese, che andava a vivere in una modesta casa di campagna. Una situazione fin troppo normale per poter pensare agli incredibili avvenimenti che li attendevano sul fronte del mistero. Oggi c'è una lapide, una grande lapide sulla piccola casa di Hydesville. Sulla lapide, una scritta ricorda che in quel luogo nacque lo spiritismo. In quel luogo nacque anche l'idea della medianità e quella eccentrica disciplina che, successivamente, si chiamò "ricerca psichica". I fatti cominciarono nel 1848. Inseguendo rumori strani che sembravano venire dai muri della casa, le sorelle Fox improvvisarono una specie di gioco al tavolino. Nacquero le "sedute spiritiche". Le sorelle Fox evocarono lo "spirito" di un defunto che diceva di essere stato inquilino in quella casa. Diceva pure di essere stato assassinato anni prima in quel luogo.Parecchio tempo dopo, nell'intercapedine di un muro, nella casa "maledetta" di Hydesville, si trovò veramente lo scheletro di un uomo.

Esistono vari metodi per "contattare" le anime trapassate, I fenomeni spiritici si possono catalogare in due diverse categorie: i fenomeni che si realizzano nella persona stessa del Medium o al suo contatto; ed i fenomeni che si realizzano al di fuori del Medium e senza contatti con la sua persona. due fenomeni, in ogni caso, sono legati nella loro produzione e danno origine a comunicazioni identiche, per ciò che concerne la loro supposta origine.

i primi fenomeni comprendono: i movimenti di oggetti , che avvengono al contatto con le mani, senza impulsi coscienti delle persone che partecipano alla seduta. Ed è questo il fenomeno più facile da ottenere E' sufficiente che un gruppo di 4 persone si riunisca attorno ad un tavolo leggero, le mani nude in cerchio su di un piano e rapidamente spesso alla prima seduta, il tavolo si anima, produce scricchiolii, ruota, si solleva con uno o più dei suoi piedi, esegue i movimenti che sono compatibili con la sua struttura, obbedisce agli ordini che gli si danno ecc .ecc. Esiste poi la medianità vocale, l'incorporazione e la trasfigurazione. Nella medianità vocale la comunicazione avviene attraverso la voce del medium,: timbro vocale, espressioni, idiomi conoscenze ecc. non appartengono al medium e sono invece quelli del defunto che vuol parlare attraverso gli organi del medium stesso. Durante lo svolgimento dell'esperienza, il medium è in trance e l'incorporazione e la presa di possesso, da parte dello spirito, del corpo del medium avviene senza che quest'ultimo se ne renda conto.. Il termine " trance" che ha le sue radici nel latino significa " transire" ciò passare, viene dalla lingua inglese ed è traducibile con il concetto di " estasi ed indica quello stato particolare in cui si trovano i soggetti dotati di capacità a realizzare le manifestazioni paranormali. L'entrare in trance per un medium non è semplice: sono un rapporto o contatto con una dimensione differente o, comunque, con una diversa visione della realtà. Nello stato di trance interviene nel soggetto una modificazione, talvolta parziale, ma il più delle volte completa, della personalità che risulta differente da quella originaria, personalità che può alternarsi e modificarsi nel corso di ulteriori esperienze. Talvolta questo stato lo si raggiunge attraverso una predisposizione naturale, talvolta in seguito ad una tecnica di autoipnosi, ma certamente la forma più completa è quella della concentrazione. Che cosa avvenga nella psiche del medium non è facile comprenderlo anche perché tutto ciò che compie durante " la trance" viene da lui dimenticato al suo risveglio; si ritiene comunque che sfuggendo ai legami della materia fisica, riaffiorino le capacità o le facoltà dello spirito e che queste ultime riprendano le loro possibilità di uso. Nel caso delle tavolette parlanti, o della scrittura automatica, non interviene l'esclusione dell' Io, ma soltanto una esclusione della coscienza, consentendo alla mente di ricevere quelle ispirazioni provenienti da fonti " Superiori". Che cosa avviene nello stato di " trance", quando si determina un processo di incorporazione? Questa domanda richiama l'attenzione su una fase importantissima del rapporto spiritico; infatti, l'interrogativo è se, durante lo stato di trance, il medium incorpori effettivamente l'entità dello spirito, o quest'ultimo agisca sul medium attraverso un'azione di tipo telepatico, come nel caso della trasmissione di pensiero. Credo comunque che sia sbaglia fare delle sedute spiritiche cosi per giochi, occhio perche con queste cose non si scherza.

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giovedì 25 settembre 2008

Il Piccolo Popolo: le Fate


Fin da piccoli siamo sempre stati attratti dal "piccolo popolo" delle foreste e dalla magia che questo mondo ha sempre emanato. Molte sono state le persone che ci han voluto credere, come Robert Kirk, pastore del villaggio di Aberfoyle in Scozia che scrisse un trattato su di loro, e lo scrittore Conan Doyle ("Uno studio in rosso","Le avventure di Sherlock Holmes","Il mondo perduto"), affascinato dai racconti di due bambine dello Yorkshire che giurarono di averle viste, Francis ed Elsie Wright. Esse, molti anni dopo, rivelarono che le foto da loro scattate agli abitanti del piccolo mondo erano dei falsi (in esse, le fate non erano altro che sagome di cartone rette da spilloni!), ma non rinnegarono comunque il giuramento fatto. Lo stesso Robert Kirk, sembrò fosse stato rapito dalle fate che, si disse, si volevano vendicare a causa delle rivelazioni scritte nel suo libro. Rivelazioni segrete scritte senza il loro consenso. Il mondo delle fate, chiamate anche "fairies", è un mondo etereo detto "Brugh". In esso, il tempo si muove diversamente. Pochi minuti di quel mondo corrispondono a centinaia d'anni del nostro.

È impossibile accedervi se non per il loro stesso volere, tuttavia, una volta ogni cento anni si apre da sé un varco in un luogo sconosciuto a noi umani, ma rimane aperto solo per pochi attimi. Le fate possono essere buone o cattive, si nutrono di liquidi e di grano e i loro corpi possono essere eterei, mezzi eterei e mezzi corporei, corporei e di nube condensata, più facilmente visibili al crepuscolo. Ma, vederle non è facile. Solo chi è predisposto può farlo. Chi ha doti di veggenza o si cosparge gli occhi con un unguento a base di foglie di quadrifoglio tritato. Si ritiene che esse possano essere anime sospese in un limbo, angeli caduti non abbastanza cattivi per finire all'inferno, quindi confinati in un'altra dimensione, oppure, esseri di altri mondi o superstiti di un'era leggendaria antecedente la nostra, in cui gli umani convivevano con loro. Il piccolo popolo è presente in tutto il mondo e in diverse forme: i bannik, in Russia; i brownie o brunetti, diffusi in Scozia; i goblin, in Norvegia e Inghilterra; i leprechaun, in Irlanda; il monaciello, in Svizzera, in Italia e in Grecia; i pixie, in Cornovaglia e nel Dartmor; i gremlin, presenti in più parti del mondo e capaci di rimpicciolirsi di misure infinitesimali. Ma una cosa non va dimenticata: una volta entrati nel loro cerchio non c'è scampo.

Non si esce vivi dal cerchio delle fate.

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martedì 23 settembre 2008

I Celti e gli Extraterrestri


Chi sono i Celti? Dare una definizione di questo popolo così antico e così ampiamente distribuito è difficile. Essi hanno intessuto della loro cultura diverse zone europee combinandosi il più delle volte con le culture locali. Nelle isole Britanniche dove è più facile trovare le autentiche tracce di questa cultura scorgiamo segni di un passato ignoto dove l’uomo celtico era tutt'uno con la natura e con il cielo. Sembra infatti che i Celti avessero una certa abilità in fatto di astronomia e di predizioni di eclissi molte volte collegate con antiche strutture megalitiche, di cui i Celti erano abili costruttori.

Non capiamo tuttavia da chi i Celti avrebbero potuto apprendere tale sapere e da che cosa derivi questo loro continuo interesse per il cielo! Da subito possiamo pensare ad antichi visitatori spaziali, di cui le descrizioni locali sono piene. Il pantheon celtico presenta genealogie di dei che hanno ben poco di umano: sono descritti come superuomini capaci di volare e di tante altre fantastiche cose. Come di consuetudine i testi mitologici ci sono di grande aiuto a riguardo e in questi si fa particolare accenno ai carri degli dei, molto veloci e ben più potenti dei carri dei comuni uomini. L’autore Arbois de Jubainville nel suo libro Dieux en forme d’ animaux ci dice:

“La dea Badb si muoveva con un carro al quale era attaccato un solo cavallo rosso. Questo cavallo aveva una sola zampa. Il timone del carro gli passava attraverso il corpo e la sua punta usciva dalla fronte del cavallo stesso, che ne faceva al contempo da sostegno. Alla fine del carro c’era un mantello rosso, che ricadeva al suolo e spezzava il terreno”.

Ci troviamo di fronte a un antico veicolo di spostamento? Dalla descrizione scevra grazie alla tecnica dell’everismo sembra proprio di si. Si descrive poi della velocità di questo carro, tanto veloce che i carri degli umani non erano neanche lontanamente comparabili. L’autore accenna poi a un altro fatto curioso:

"Improvvisamente il carro s’involò a velocità prodigiosa in quanto la dea Badb si era tramutata in un uccello nero” e poi ancora “…Sparì in una Gloria”; questa ultima frase si riallaccia alla visione della Gloria del Signore da parte di Ezechiele, da molti interpretata come l’arrivo di un’astronave sulla Terra. Accadde lo stesso presso i Celti? La trasformazione in uccello nero della Dea vuole forse alludere a una sua partenza verso le stelle con il suo carro divino? Veicolo di terra e d’aria quindi? Sembra proprio così e pare tuttavia che fossero usati anche per navigare sotto i flutti, dove si racconta che i gli dei celti avessero un dominio incontrastato: qualche allacciamento con probabilità alle civiltà sottomarine? È probabile, e antiche leggende celtiche ce lo suggerirebbero:

"…..Vascelli d’argento che navigavano sotto i flutti”. Anche in questo caso si è voluto tracciare un parallelismo con alcuni episodi biblici dove si parla di Giona inghiottito da una balena con occhi sul fianco dal quale uscì integro. Non può la balena essere un sottomarino provvisto di oblò (gli occhi sul fianco… )? Molto probabilmente. Come in Israele gli iniziati ebraici avrebbero potuto possedere sofisticate armi laser sia per scopi culturali che per difesa (i cosiddetti Shamir) così anche presso i Celti vi è il mito di antichi giganti monocchi (conosciuti in alcune saghe irlandesi come Fomor). Dal loro unico occhio scaturiva probabilmente un raggio laser. Questo occhio era conosciuto come l’occhio di Balor visto che solo uno di questi giganti lo possedeva. Numerosi studiosi sono dell’opinione che si trattasse di un casco che celasse gli occhi e dal quale era presente soltanto una fessura (l’occhio di Balor appunto) da dove scaturivano i raggi laser. M. L. Sjoetedl nel suo Dieux et Heros del Celtes ci racconta di come fosse descritto il suo uso:

“…Il suo sguardo abbracciava l’insieme delle forze avversarie, che cadevano dal lampo che scaturiva…”. Pare che questi dei celtici fossero anche avvezzi all’uso di una certa arma chiamata Gaebolg che si allungava a piacere non mancando mai l’avversario. L’eroe irlandese Cu Chuchulain, figlio di un dio e di una terrestre (un ibrido alieno?) fu il più abile nell’uso di questa arma.

Cosa ci dice l’archeologia moderna a riguardo? Nei numerosi scavi celtici sono stati trovati rubini di bellissima fattura; sappiamo che il rubino è l’elemento base per la generazione del raggio laser soprattutto di prima generazione. Oggi tutti sappiamo che i laser dopo essere stati usati necessitano di essere raffreddati nel comune vaso di arsonal: ebbene gli antichi Celti non erano da meno tanto che si descrive che era necessario porre le estremità delle armi in un paiolo pieno d’acqua. Che questo paiolo fosse stato un antico mezzo per poter raffreddare i laser degli dei? Sia come sia è chiaro che in un antico passato antichi visitatori del cosmo scambiati per dei si imposero alle popolazioni mostrandogli tutta la loro tecnologia avanzata (Cercare nel portale anche l'articolo sul "Culto del Cargo"). Come nell’India delle famose Vimana, un’antica saga gallese, conosciuta come Manawyddan, ci porta ad ipotizzare l’uso di tecnologie nucleare da parte degli dei viventi nelle terre dei Celti. Essa racconta :

"Quella sera mentre ci trovavamo a Gorsedd Arberth scosse l’aria un gran colpo di tuono, seguito da una nuvola così spessa che non si poteva vedere oltre. Quando la nube si dissipò e tutt’intorno si schiarì, gettammo lo sguardo sulla campagna che avevamo attraversato prima: bestiame, dimore, persone... tutto scomparso. Anche i nostri compagni erano spariti senza lasciare traccia…”.

Armi nucleari nell’Inghilterra celtica? Sembra proprio di sì, e ancora una vota ci immaginiamo un antico passato dove antichi extraterresti, visti come dei dai pagani, furono portatori di una civiltà sofisticate, giunsero nell’antica Britannia e nell’antica Irlanda istruendo gli uomini e portando alcuni di essi a un livello non solo tecnologico ma anche spirituale superiore: questi uomini superiori furono i druidi (nome che significa sapienti delle querce (da drus=quercia e dall’indoeuropeo wid= sapiente) che furono capaci di comunicare con gli alberi, predire eclissi e di innalzare con la forza del pensiero o di speciali suoni i più importanti megaliti locali. Meravigliosi quanto affascinanti parallelismi sono rintracciabili tra tutti gli elementi citati. Gli esseri monocchio hanno un corrispettivo con le rappresentazioni degli esseri monocchio delle stele scandinave, i carri di fuoco hanno un corrispettivo con i serpenti di fuoco americani e con i carri di fuoco biblici, l’idea di un regno sottomarino si allaccia alla leggenda cornica della città di Ys, le descrizioni dei motori a reazione dei veicoli della dea hanno un corrispettivo non solo con quelli americani ma anche con quelli di tante tradizioni asiatiche e mediterranee. L’occhio di Balor trova un suo legame con i raggi emanati dalla testa della Medusa che in entrambi i casi ricordano antiche tecnologie usate dagli dei; tutto si collega a sua volta ai numerosi e probabili raggi laser usati da misteriosi uomini in contatto con esseri non umani. Possiamo spiegare questi parallelismi con il permeare su tutta la Terra di una cultura extraterrestre? Oppure certi legami sono dovuti a una comune origine (Atlantidea...)? Forse tecnologie di specifici sacerdoti di antichi imperi (a loro volta originari di altri mondi)che ricrearono a distanza l’uno dall’altra le antiche civiltà che la nostra Storia conosce?Al momento non possiamo rispondere a nessuna di queste domande, le ipotesi sono molteplici; solo il tempo ci dirà cosa è successo veramente.

PASQUALE ARCIUOLO

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lunedì 22 settembre 2008

La Maledizione del Faraone


Al nome Tutankhamon è legata la più favolosa scoperta d'Egitto. La sua tomba fu infatti ritrovata intatta da Howard Carter nel 1922. La morte di Tutankhamon è avvolta nel mistero. La sua Le immagini del favoloso tesoro e la leggenda della maledizione del faraone fecero il giro del mondo. prematura scomparsa è, per molti, la dimostrazione che il giovane faraone fu assassinato. Alcuni esami effettuati sul cranio di Tutankhamon hanno rivelato la presenza di un buco probabilmente provocato da un corpo estraneo. La calcificazione di tale buco conferma ulteriormente questa teoria. Tutankhamon sarebbe dunque stato ucciso forse perché aveva deciso di seguire le orme del suo predecessore Akhenaton?. Ma da chi? I maggiori indiziati, secondo gli studiosi, sono Ay, suo successore al trono, e Horemheb, successore di Ay e potente capo militare.
Oltre ai misteri legati alla morte di Tutankhamon, ve ne sono altri riguardanti la sua tomba: come fu possibile allestire in così breve tempo una tomba di così grande splendore? Un'ipotesi molto interessante viene promossa da Nicholas Reeves. Egli sostiene che fu il nuovo faraone Ay ad occuparsi, come di rito, della degna sepoltura del suo predecessore. I 9 anni di regno non furono sufficenti a preparare una tomba nuova, per cui Ay decise di adattarne una a Tutankhamon. Le ricerche di Reeves indicano nelle tombe di Akhenaton e Nefertiti quelle più indicate ad ospitare il corpo di Tutankhamon. I tesori di queste due tombe vennero perciò trasportati in quella di Tutankhamon. Nella tomba del giovane faraone vennero infatti rinvenute statuette dai lineamenti prettamente femminili e incisioni cancellate e adattate al nome di Tutankhamon. La famosa maschera d'oro, ad un attento esame, presenta una spaccatura tra il volto e il copricapo. Questo, sempre secondo Reeves, dimostrerebbe che la maschera sarebbe stata originariamente quella di Akhenaton a cui sarebbe stato rimosso il volto in modo da applicare quello di Tutankhamon. In questo modo Nicholas Reeves spiegherebbe come fu stato possibile allestire la tomba del faraone nell'arco dei 70 giorni necessari alla mummificazione del corpo. Quando nel 1922 Howard Carter, accompagnato da Lord Carnarvon (il finanziatore degli scavi), entrò nella tomba del faraone, oltre a vedere “cose meravigliose”, notò anche altri curiosi particolari. Trovò una tavoletta su cui era impressa una maledizione: “La morte colpirà con le sue ali chiunque disturberà il sonno del faraone”. Ma non è tutto. In un angolo della camera funeraria, trovò un altro piccolo sarcofago, nel quale rinvenne un’altra mummia, ma molto più piccola di quella del giovane Tutankhamon. Poteva essere la mummia del figlio morto precocemente? Sta di fatto che, pur essendo una mummia molto piccola, gli arti di questa erano completamente sviluppati. Ma allora, se non si trattava della mummia del figlio del faraone, di cosa si trattava? Carter fece appena in tempo a fotografare tali reperti, perché durante il trasporto verso il museo del Cairo, sia la tavoletta che la piccola mummia scomparvero per sempre.
Ci sono persone ancor aggi che credono che quella mummia fosse stata quella di un alieno, lo stesso essere extraterrestre già adorato da Akhenaton, il dio per cui questo faraone, pochi anni prima, aveva sconvolto la sfera religiosa egiziana, sostituendo al politeismo, un enoteismo in cui il dio Aton (il disco solare) doveva essere l’unico dio. Comunque sia, la maledizione colpì davvero molti che avevano lavorato allo scavo di questa tomba (la 62 della Valle dei Re). Lord Carnarvon fu uno dei primi a morire. Quando morì, andò via la luce in tutto il Cairo e a Londra, in quello stesso istante, morì anche il suo cane. Pochi istanti dopo, morì anche il suo segretario in circostanze misteriose. Si cercò di dare una spiegazione scientifica a questa “maledizione”, già anticipata nel 1949 dallo scienziato Louis Bulgarini. Studiosi odierni, partendo da questa sua ipotesi, sostengono che gli egizi usarono per i pavimenti e le mura delle tombe, rocce contenenti uranio. All'interno di sette antichi monumenti sono state trovate tracce di radon, un gas radioattivo incolore e inodore che si forma in seguito al decadimento dell'uranio. La concentrazione di tale gas era trenta volte superiore alla soglia di attenzione (mentre la soglia limite è di 200 becquerel, la concentrazione nelle tombe è di 816/5809 becquerel). Tale concentrazione porta vari malesseri ma soprattutto al rapido sviluppo di tumore ai polmoni. Si pensa che nella tomba del Re bambino chiusa da 3000 anni la concentrazione fosse ancora più alta. Ma è anche vero che Howard Carter, l’archeologo che per primo avrebbe dovuto morire, visse invece diversi anni più del suo finanziatore. Morì solo di recente e per vecchiaia, come se la maledizione non l’avesse nemmeno sfiorato. Il mistero della maledizione del faraone rimane così ancora un mistero.

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domenica 21 settembre 2008

Le Piramidi e La Sfinge


Le piramidi fin dall’antichità hanno rappresentato, insieme alla Sfinge, uno dei più grandi misteri dell’antichità. Secondo gli studiosi, costruite a partire dal III millennio a.C. dai faraoni della III dinastia, secondo altri invece, molto più antiche. Maestose tombe faraoniche, oppure le piramidi avevano qualche altro utilizzo? Prima delle piramidi, i nobili e i funzionari di grado elevato si facevano tumulare in sepolcri rettangolari dal coperchio piatto, costruiti con mattoni di fango, alti circa 3 metri noti con il nome di Mastabe. Djoser, faraone della terza dinastia, si servì della mastaba come modello ma volle che fosse gigantesca; cambiò più volte progetto, ingrandendola sempre più fino ad avere l'idea innovativa. Anziché una sola mastaba il re ne avrebbe avute quattro di grandezza decrescente e sovrapposte. Nacque così la prima piramide, quella a gradoni di Sakkara.

Un successivo passo nella realizzazione delle piramidi si ebbe al finire della terza dinastia con il faraone Snefru il quale tentò di ricoprire una piramide a otto gradoni del suo predecessore con lastre calcaree cercando di dargli forma e si arrivò alla prima piramide dalle pareti spioventi, che poi ispirò anche i faraoni successivi, Cheope, Chefren e Micerino. Gli studiosi si sono sempre chiesti come abbiano potuto costruire le piramidi gli egiziani, visto che al tempo non disponevano di una tecnologia sofisticata come la nostra e non conoscevano nemmeno la ruota. Eppure si tratta di costruzioni imponenti e architettonicamente perfette al millimetro. Le tecniche di costruzione più accreditate sono tre: una rampa unica che permetteva di trasportare i blocchi dal primo piano fino in cima, una serie di 4 rampe (una per lato) e una rampa a spirale che avvolgeva la piramide stessa. Per quanto riguarda quasi tutte le piramidi ritrovate (circa 100) le tre tecniche furono utilizzate insieme o alternate, ma per la piramide di Cheope le prime due appaiono impraticabili.
La Grande Piramide raggiunge quasi 150 metri di altezza e ciò significherebbe che i piani inclinati, o rampe, avrebbero dovuto raggiungere una lunghezza compresa tra 1.5 e 3.5 Km e una larghezza tra 8 e 15 metri per mantenere una inclinazione sufficiente a trasportare i blocchi.
La rampa a spirale rimane dunque la soluzione più probabile per la costruzione della Grande Piramide. Essa doveva essere composta da una serie di 16 rampe che avrebbero raggiunto l'altezza di 120m. A questo punto si creava uno spiazzo necessario ad ultimare il lavoro.
Uno storico arabo del IX secolo, Ibn Abd Hock, sulla base di studi effettuati da cronologisti affermò che la Grande Piramide fu costruita da Surid Ibn Salhouk, un antico re egizio vissuto intorno al 10.000 a.C. Alcune leggende copte sembrano avvalorare questa teoria: lo storico copto egiziano Masudi afferma con certezza che il re Surid costruì la Grande Piramide dopo aver sognato un disastro naturale che avrebbe distrutto le conoscenze del suo popolo. Ordinò quindi la costruzione della piramide per preservare le arti e le scienze che dovevano essere iscritte sul rivestimento esterno. Lo storico greco Erodoto narra che la piramide di Cheope, in antichità, era ricoperta da un rivestimento di calcare bianco riflettente, completamente inciso di geroglifici che però gli stessi antichi Egizi non sapevano leggere.

Il sarcofago del re nella piramide è fatto di granito rosso. Tale granito è ancora oggi molto difficile da lavorare con le moderne tecnologie.

Secondo l'ingegnere italiano Mario Pincherle, la Camera del Re si trova al centro dello Zed (vedi più avanti).

Alcuni (fanta-archeologi, clipeologi…) spiegano il mistero della costruzione di queste grandi opere ipotizzando che non furono gli Egizi a costruire le piramidi della piana di Giza, bensì gli extraterrestri con le loro astronavi o, per lo meno, facendo uso di apparecchiature extraterrestri.

Altri ancora ritengono che i popoli antichi possedessero il potere di rendere leggera la pietra grazie a poteri ESP (poteri della mente).

La Sfinge, come le tre piramidi di Giza, è oggetto di numerosi studi e varie teorie che la portano ad essere considerata il ritratto di uno tra Cheope, Dedefra e Chefren o, in modo molto affascinante, una costruzione concepita e realizzata dai superstiti di Atlantide.
La Sfinge è alta 22 mt. e lunga 57 mt. ed è stata scolpita in un unico blocco di calcare composto da tre strati di diversa durevolezza. Al suo interno, finora, sono state rinvenute 4 stanze vuote.

La maggiore fonte di discussione è legata alla sua erosione che, per gli egittologi, è dovuta ai venti e all'acqua contenuta nel terreno, mentre per altri (West, Hancock ed altri) è stata provocata dalle frequenti piogge cadute in Egitto.
Vi è dunque una grande differenza tra le due teorie: la prima fa risalire la costruzione della Sfinge intorno al 2500 a.C., la seconda la colloca niente meno che verso il 10.500 a.C., ma nessuna delle due può avvalersi di prove inconfutabili a suo favore.
Nel 1991 si è dimostrato, con una serie di prove geologiche, che essa fu costruita almeno 6.000 anni prima di Cristo e quindi, 3.000 anni prima che avesse inizio la civiltà egizia. La testa della Sfinge, secondo queste teorie, originariamente doveva essere quella di un leone, trasformato poi da Chefren o chi per esso, nel volto di un faraone perché nel 10500 essa vedeva sorgere il sole e sé stessa (la costellazione del Leone). A questo proposito gli egittologi obiettano che, ai tempi degli antichi Egizi, la costellazione del Leone era ancora sconosciuta (fu scoperta e chiamata così dai Greci migliaia di anni più tardi).

Di fronte alle piramidi, Napoleone disse: “Soldati! Da quassù quaranta secoli vi guardano!”

Un detto famoso dice: “L’uomo ha paura del tempo, ma il tempo ha paura delle piramidi!”, per sottolineare la loro longevità.

fonti: Giorgio Pastore, Dèi del Cielo, dèi della Terra, Eremon Edizioni. http://www.croponline.org/



domenica 14 settembre 2008

L'impatto di un Asteroide sulla Terra

Ecco cosa accadrebbe se un asteroide si schiantasse sulla Terra.

Un bellissimo video creato al computer con una bellissima colonna sonora.

venerdì 5 settembre 2008

Il Viaggio nel Tempo non è una Chimera


L'anno che sta per concludersi passerà alla storia come quello in cui sono stati fatti grandi progressi nel campo della Genetica ma anche di qualche passo avanti molto incoraggiante nello studio delle scienze dello spazio. Risale infatti a maggio, l'osservazione della più grande esplosione stellare mai vista prima, da parte di alcuni astronomi in California. E risale solo al mese scorso la scoperta fatta da un team di astronomi inglesi, nell'ambito dell'ambizioso programma di ricerca britannico denominato SuperWasp (Wide Angle Search for Planets), di tre pianeti dal Sistema solare che potrebbero anche ospitare la vita.

E dallo spazio alle viscere della Terra, nel cuore del Cern di Ginevra, vicino al paese francese di Cessy, al confine con la Svizzera... dove tra qualche mese sarà possibile mettere in funzione, in una struttura a forma di anello di 27 chilometri sotterranei, la più straordinaria e sofisticata macchina che l'uomo abbia mai costruito, al quale ha contributo pure l'Italia con 615 scienziati dell'Istituto nazionale per la Fisica nucleare.

Ma la cosa più sensazionale, soprattutto per i fans di John Titor, è che il viaggio del tempo non è poi così lontano dal realizzarsi, visto che si parla di una sorta di macchina del tempo di altissima tecnologia, che permetterà di dare risposte a domande e misteri che ci seguono da molto tempo. Difatti la macchina è un rivelatore costituito da 100 milioni di singoli elementi attivi, ciascuno dei quali contribuisce alla ricerca di segnali di nuove particelle e nuovi fenomeni al ritmo di 40 milioni di volte al secondo. E` una specie di grande microscopio, uno degli strumenti scientifici più complessi e precisi mai costruiti, che permetterà ai ricercatori di identificare e misurare precisamente l’energia e la quantità di moto di tutte le particelle prodotte nelle collisioni di protoni ed alta energia LHC (Large Hadron Collider), lanciate dall'accelleratore quasi alla velocità della luce attraverso 12 anelli ciclopici.

Il cuore della macchina, chiamata CMS (Compact Muon Spectrometer) è situato a 100 metri di profondità, e si tratta di un grande magnete raffreddato a 270° gradi sotto lo zero. Con il CMS sarà possibile fare un salto indietro nel tempo e studiare così i primissimi istanti di vita dell'universo 1/10 di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang.

mercoledì 3 settembre 2008

Nell'Anno 2070: Ecco Come Sarà il Nostro Futuro


Non spaventatevi nel vedere questa immagine: ce l'ho messa apposta per farvi soffermare un attimo su questo blog.

Si parla tanto di acqua, siccità, risparmio idrico, acqua come il petrolio e così via...

Quanto segue, dà un'idea (molto pessimistica ma non impossibile), di cosa potrebbe riservarci il futuro entro la fine di questo secolo. E' chiaro che l'argomento in questione interesserà più che altro i nostri figli, anche alcuni di noi, ma soprattutto interesserà, ahimè, i nostri nipoti. Per questo dobbiamo evitare loro questo possibile futuro drammatico...

La lettera che segue, "proviene dal 2070" e anche se si trattasse di una cosa inventata, tutto ciò di cui parla potrebbe divenire realtà. Io l'ho ricevuta stamani via email da qualcuno che a sua volta l'ha ricevuta nello stesso modo.

Diciamo che si tratta di marketing virale, il quale sfrutta il concetto del passaparola via e-mail, sms, wap e web.

L'articolo che segue è stato pubblicato dalla rivista "Crónicas de los Tiempos“ de abril de 2002. La lettera è stata "scritta nel 2070" e la sua importanza è IMPRESSIONANTE

Lettera scritta nell’anno 2070. La sua importanza e’: IMPRESSIONANTE.

Spero che quando la legga non ti deprima; ma invialo, affinche’ tutti ci pensino e vedano fino a dove potremmo arrivare!

Ieri mattina, sotto la porta ho trovato una strana busta. La carta era grossolana e grigia, come un misto di carta e metallo. Non era rigida, non aveva francobollo ne’ timbri, ma il mio indirizzo era chiaro e corretto. L’ho aperta con curiosita’, e la cosa strana era che all’aprire la lettera, scritta a mano, la calligrafia era familiare; e la cosa ancora piu’ stana era la data e il contenuto, che condivido con voi.

Siamo nell’anno 2070.

Ho appena compiuto 50 anni, ma ne dimostro 85.

Ho seri problemi renali perche’ bevo poca acqua.

Credo che mi resti poco tempo.

Oggi sono una delle persone piu’ vecchie di questa societa’.

Ricordo quando avevo 5 anni.

Tutto era molto diverso.

C’erano molti alberi nei parchi, le case avevano bei giardini e io potevo godermi un bagno o stare nella doccia per un’ora.

Adesso usiamo asciugamani umidificati con olii minerali per pulirci la pelle.

Prima tutte le donne sfoggiavano bei capelli..

Adesso dobbiamo rasarci la testa per tenerla pulita senza usare l’acqua.

Prima mio padre lavava la macchina con acqua che usciva da un tubo!

Adesso i bambini non ci credono che l’acqua si usava in questo modo!

Ricordo che c’erano tanti annunci: “Risparmia l’acqua”, solo che nessuno ci faceva caso e mai avrebbero pensato che un giorno si sarebbe esaurita.

Adesso tutti i fiumi, torrenti, lagune e falde acquifere sono irreversibilmente contaminati o esauriti.

I paesaggi che ci circondano ovunque sono costituiti da
Immensi deserti.

Le infezioni gastrointestinali, malattie della pelle e delle vie urinarie sono le principali cause di morte.

L’industria e’ paralizzata e la disoccupazione e’ drammatica. Le fabbriche desalinizzatrici sono le principali fonti di impiego e pagano con acqua potabile al posto del salario.

Gli assalti per un secchio d’acqua sono comuni nelle strade deserte.

Il cibo e’ sintetico all’80%

Prima ti dicevano che la quantita’ ideale di acqua che dovevi bere ogni giorno, era di 8 bicchieri per una persona adulta.

Oggi posso berne solo mezzo!

I vestiti sono usa e getta, cosa che aumenta la quantita’ di immondizia; siamo dovuti ritornare ai pozzi ciechi come nel secolo scorso, perche’ la rete fognaria non si puo’ usare per mancanza d’acqua.

L’aspetto della gente e’ orripilante, corpi sfatti, rugosi per la disidratazione; pelle piena di piaghe per i raggi ultravioletti, visto che non c’e’ piu’ la cappa d’ozono che li filtrava nell’atmosfera.

A causa della secchezza, la pelle di una ragazza di 20 anni e’ come quella di chi ne ha 40.

Gli scienziati studiano e ricercano ma non ci sono soluzioni possibili.

Non si puo’ fabbricare acqua; anche l’ossigeno e’ degradato per mancanza di alberi, e questa mancanza ha abbassato il coefficiente intellettivo delle nuove generazioni.

Si e’ alterata la morfologia degli spermatozoi di molti individui.

Come conseguenza, ci sono molti bambini con insufficienze, mutazioni e deformazioni..

Il governo ci fa pagare l’aria che respiriamo. 137 m3 al giorno per adulto.

La gente che non puo’ pagare si ritira in “zone ventilate”, che sono dotate di giganteschi polmoni meccanici che funzionano con energia solare
Non sono di buona qualita’ , ma si puo’ respirare.

L’eta’ media e’ di 35 anni.

In alcuni Paesi sono rimaste chiazze di vegetazione, con i loro rispettivi fiumi, e sono fortemente vigilati dall’esercito..

L’acqua e’ diventata un tesoro molto apprezzato, piu’ dell’oro e dei diamanti..

Invece qui non ci sono alberi perche’ non piove quasi mai.

E quando si arriva a prevedere una pioggia, e’ una pioggia acida.

Le stagioni dell’anno sono severamente trasformate a causa degli esperimenti atomici e delle industrie fortemente inquinanti del XX secolo.

Si avvertiva che bisognava proteggere il medio ambiente e nessuno ha voluto farci caso.

Quando mia figlia mi chiede di parlarle di quando ero giovane, io le descrivo quanto erano belli i boschi.

Le parlo della pioggia, dei fiori, di che bello era farsi il bagno nei fiumi e poter pescare e bere tutta l’acqua che si voleva.

E di come stava bene la gente.

Lei mi chiede:

- Papá! Perche’ e’ finita l’acqua?

E allora sento un nodo in gola!

Non posso evitare di sentimi in colpa, perche’ appartengo alla generazione che ha distrutto il medio ambiente o che semplicemente non non ha preso sul serio tutti quegli avvisi.

Adesso i nostri figli pagano un prezzo alto...

Sinceramente credo che la vita sulla Terra non sara’ possibile entro molto poco tempo, perche’ la distruzione del medio ambiente e’ arrivata ad un punto irreversibile.

FALLO ARRIVARE A TUTTI QUELLI CHE CONOSCI.

TRAMITE OGNI PERSONA CHE LEGGE E LO RIMANDA, SI CREARA’ LA COSCIENZA NECESSARIA PER AVER CURA DI QUELLO CHE CI CIRCONDA E PER AIUTARE A PRESERVARE LA NATURA, PERCHE’ IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI SIA MIGLIORE.

NON PRENDERLO COME UNO SCHERZO

QUESTO E’ UN ARGOMENTO SERIO!!!!!!!

FINE

...pensateci, e soprattutto agite!
CERCATE DI RISPARMIARE PIU' CHE POTETE ACQUA ED ENERGIA!

fonte: http://ilprofessorechos.blogosfere.it/

martedì 2 settembre 2008

Il Mantello dell'Invisibilità


Un mantello dell'invisibilità: come in Harry Potter e in centinaia di altri film dal fantasy al fantascientifico. Non c'entrano maghi e elfi, questa volta il merito è della scienza. Dopotutto è questione di onde, luce e riflessioni e trovando il materiale giusto si può aggirare la percezione visiva deviando le onde luminose intorno all'oggetto da nascondere.

L'effetto sarebbe quello che vedete qui sopra. Più o meno. Per ora l'effetto è limitato a un mantello formato microbo: la scala su cui questo meccanismo funziona, riporta Panorama, è misurabile nell’ordine del miliardesimo di metro, ma il principio è quello buono per poter un giorno, secondo gli scienziati guidati da Xiang Zhang, produrre veri mantelli dell’invisibilità grandi abbastanza per nascondere le persone.

Se si sarà in grado di produrre il materiale su grande scala si potrà produrre il mantello dell'invisibilità vero e proprio. Nasconderà persone e mezzi, ed è facile intuire l'impiego militare della scoperta: divise, coperture, rivestimenti di carri armati, navi, aerei.

Esistono già esperimenti con questo fine ma utilizzano una tecnica diversa, quella diappoggiarsi a onde di lunghezza superiore a quella percepita dalla vista. Ora si lavora su una sorta di riflessione negativa resa possibile dai meta-materiali creati in laboratorio. I materiali usati sono argento e magnesio; la luce non viene né assorbita né riflessa da queste superfici ma vi passa accanto, come l'acqua che scorre attorno a un sasso. Solo la luce proveniente da dietro l'oggetto in questione può essere percepita.

Anche aqueste grandezze le applicazioni sono molte: si va da microscopi particolarmente efficienti, in grado di analizzare oggetti ancora più piccoli, a applicazioni nel settore delle telecomunicazioni.

A quando i mantelli dell'invisibilità? Pazienza, la ricerca è appena iniziata.

fonte:http://hightech.blogosfere.it/

domenica 31 agosto 2008

Un Nuovo Mostro di Loch Ness in Svezia

Ecco il video

Sembra proprio che un mostro che vive nel lago Storsjö, al centro della Svezia, e la cui leggenda resiste da più di tre secoli, sia stato filmato da alcune videocamere di sorveglianza, e la notizia è stata clamorosamente diffusa ieri proprio dall'associazione che gestisce le telecamere.

"Giovedì scorso, alle 12 e 21 minuti noi abbiamo filmato il movimento di un essere vivente. E non si tratta di uno sbalgio, nè di una boutade, noi ne siamo certi, " ha detto Gunnar Nilsson, presidente dell'associazione dei commercianti della piccola città di Svenstaviks, ai bordi del lago Storsjö all'agenzia France Presse.

Era stata proprio la stessa associazione, insieme alla provincia dello Jämtland e al comune di Berg ad aver fatto installare nel giugno scorso sei videocamere di sorveglianza di cui 2 sottomarine, sul Lago Storsjö, proprio con lo scopo di arrivare a chiarire una volta per tutte il mistero di questo nuovo Nessie, dopo che vi erano state nel corso degli anni circa 200 diverse testimonianze di 'avvistamenti' della curiosa creatura, dal 1635, anno della sua prima apparizione, fino al luglio 2007.

Come era riferito dalle testimonianze, e come appare anche in questo - per dir la verità piuttosto scadente video - il mostro sarebbe di forma allungata e con la testa simile a quella di un cane.

Come vedete nellle immagini appare una sorta di lungo serpente che si muove sinuosamente nell'acqua torbida del lago.

Mr. Nilsson è così euforico della 'sua' scoperta che ha deciso di rilanciare, annunciando che verranno presto installate altre 30 telecamere per la video-sorveglianza delle acque del lago, e che permetteranno anche un monitoraggio invernale, sotto i ghiacci.

Insomma: tutti sappiamo delle implicazioni che comporta una cosa del genere per i fortunati commercianti di un lago 'benedetto' dalla presenza di un fantomatico mostro marino (chiedere agli scozzesi che vivono dalle parti del lago di Loch Ness...), ma intanto - stando alle immagini, trasmesse dalla tv tedesca - restano le domande: che razza di animale è questo, ammesso che lo sia veramente ?

fonte:http://mysterium.blogosfere.it/, studioaperto